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Le fobie gatto

La paura può essere definita come uno stato emotivo di forte apprensione in risposta alla presenza di una minaccia reale giudicata molto pericolosa. La paura è una normale risposta dell’organismo che ha un significato adattativo nell’evoluzione delle specie (cioè è stata una caratteristica vincente ai fini evolutivi delle diverse specie animali, uomo compreso) ed è fondamentale per la sopravvivenza dell’individuo stesso. Il contatto ripetuto e graduale con lo stimolo che causa paura può portare, con il tempo, ad una progressiva abituazione e a una diminuzione della   paura, a condizione, però, che sia concessa libertà ed autonomia nell’esplorazione dello stimolo e nella fuga.

  La fobia è una risposta di paura esagerata e, al contrario della paura, non alcun significato adattativo. La fobia, come la paura, compare in presenza di un pericolo reale ed identificabile.

 La fobia si sviluppa quando il contatto con lo stimolo che scatena la risposta di paura è imprevedibile e di forte intensità, senza alcuna possibilità di fuga.

  Quando lo risposta fobica, invece, si manifesta anche in assenza di una reale minaccia o si presenta molto prima che compaia la minaccia (anticipazione emozionale verso gli stimoli che precedono il pericolo) si è di fronte ad uno stato ansioso.

  L’ansia è uno stato patologico caratterizzato da un aumento di probabilità di reazioni analoghe alla paura, in risposta a qualsiasi variazione dell’ambiente interno ed esterno.       L’ansia impedisce all’organismo di adattarsi e di far fronte anche ai più piccoli cambiamenti dell’ambiente, generando un costante senso di allerta e precarietà.

  I meccanismi che intervengono nello sviluppo e nel mantenimento delle paure sono talvolta complessi e spesso è difficile risalire ad una sola causa scatenante.

  Le cause più comuni che possono contribuire allo sviluppo della paura e delle fobie sono:

Carenza o assenza di contatti ed esperienze con i diversi stimoli durante i primi mesi di vita. (sindrome da privazione sensoriale). 

  Questa situazione si verifica quando il gattino viene allevato, durante le prime settimane di vita, in un ambiente ipostimolante e privo di variabilità. Il gattino, non potendo entrare in contatto con diversi stimoli e non avendo la possibilità di confrontarsi con differenti situazioni, non acquisisce gli strumenti necessari per adattarsi allo stile di vita, all’ambiente e ai normali cambiamenti con i quali probabilmente dovrà confrontarsi una volta cresciuto. Una marcata diversità tra l’ambiente di nascita e quello di vita dopo l’adozione, rappresenta una delle principali cause dei problemi di adattamento del gattino.

  L’ambiente di nascita e di crescita, infatti, rappresentano per l’organismo un modello di riferimento per lo sviluppo psicofisico futuro: in presenza di pochi stimoli, ad esempio, l’organismo cresce tarando il suo livello di sensibilità e reattività su tale modello.

  Il problema insorge nel momento in cui il gattino viene trasferito in un ambiente diverso, più ricco e stimolante, al quale però non è stato preparato; il micino, non avendone precedente esperienza, reagirà ai nuovi stimoli con una risposta di paura. Se il contatto con i nuovi stimoli avviene in maniera irregolare, senza gradualità e senza la possibilità di esplorazione e di fuga, la risposta di paura può facilmente trasformarsi in fobia.

  Il motivo della difficoltà di adattamento a nuove situazioni risiede nel fatto che, una volta completato lo sviluppo comportamentale (7°-9° settimana di vita), l’organismo non è più in grado di modificare il suo assetto di base e di adattarsi, quindi, ad ambienti diversi da quello di origine; da questa incapacità di adattamento ne deriva pertanto una grave sofferenza psichica che porta velocemente all’alterazione dello stato emotivo.

  La sindrome da privazione sensoriale si può presentare in diversi stadi: lo stadio della fobia, lo stadio ansioso e quello della depressione da privazione.

  Nello stadio fobico le manifestazioni più frequenti sono riconducibili allo stato di paura: l’aumento della frequenza cardiaca e respiratoria, la dilatazione delle pupille, i tremori, l’eliminazione di feci e urina e l’aumento della salivazione sono manifestazioni tipiche di tale stato.  Il gatto che si sente minacciato e impaurito non si lascia avvicinare, si nasconde, minaccia e, se forzato al contatto, risponde con un comportamento aggressivo. Nel gatto, i principali stimoli che scatenano la reazione di paura sono le persone ed i rumori.

  Le manifestazioni dello stato ansioso, invece, sono rappresentate da una generale inibizione dell’esplorazione, dalla tendenza a nascondersi, dall’alimentazione notturna, dalla comparsa di comportamenti ripetitivi e da aggressività da irritazione e paura.

Uno stadio ancora più grave è rappresentato dallo stadio depressivo caratterizzato da un’importante inibizione comportamentale; il micino, dopo il suo arrivo nella nuova famiglia, manifesta apatia, si nasconde, non mangia, dorme molto, non gioca, non esplora l’ambiente e spesso elimina feci e urine in prossimità del luogo di riposo. Nello stadio depressivo la salute ed il benessere del gatto sono fortemente compromessi.

  I primi mesi di vita del gattino sono fondamentali per un apprendimento corretto e duraturo delle abilità fisiche, mentali e sociali; per questo motivo al fine di evitare future difficoltà di adattamento, che si possono presentare in forma più o meno grave, è importante offrire al gattino la possibilità di vivere molteplici esperienze positive avendo cura di evitare situazioni eccessivamente stressanti o paurose.

Esperienze negative

   La paura o la fobia si sviluppa in seguito ad una esperienza fortemente negativa e traumatica.

Rinforzo della paura

  Una normale risposta di paura può talvolta essere rinforzata inconsapevolmente dai proprietari impedendo così al gatto di superare l’episodio che gli ha causato paura.

Consolare eccessivamente o al contrario punire il gatto mentre prova ha in realtà l’effetto opposto, e cioè rinforzare la paura perché si va a evidenziare, ad ingigantire un episodio o evento che diversamente potrebbe essere reso meno importante.

  Il trattamento in caso di fobia varia a seconda del soggetto, del contesto e delle cause che hanno contribuito allo sviluppo del problema. Prima di affrontare qualsiasi terapia comportamentale è fondamentale migliorare la relazione e l’intesa tra il micio e familiari attraverso una maggior consapevolezza da parte di questi ultimi del sistema comunicativo del gatto, delle modalità educative e di interazione ed attraverso un ridimensionamento delle aspettative. La terapia comportamentale generalmente si basa su tecniche di desensibilizzazione e controcondizionamento per favorire la graduale abituazione del gatto allo stimolo che gli scatena l’emozione di paura.

  In alcuni casi è possibile affiancare alla terapia comportamentale una terapia farmacologica o naturale.